sabato 12 maggio 2007

Tokyo in bicicletta





Tokyo
12 maggio 2007

Prima di tutto Auguri mamma! non solo perchè domani è la tua e la nostra festa in tutto il mondo, ma perchè oggi è il tuo compleanno.Ti sento abbastanza arzilla quando risciamo a parlare al telefono, io ti sento benissimo anche se tu non senti me... e ti voglio fare i complimenti pubblicamente per la tua decisione di fare il collegamento a internet in mio onore e per voler a tutti costi imparare ad usare questo sistema telematico a volte un pò complicato.

I nostri simpatici padroni di casa mi hanno offerto una bicicletta usata per il tempo che starò a Tokyo.Al momento ero un pò preoccupata perchè non salgo su un mezzo a due ruote dal 27 aprile 2001, dopo il mio grave incidente in motorino che mi ha tenuta ferma per circa 1 anno e in riabilitazione per 2, ma ho accettato l'occasione istintivamente con gioia.
Dopo aver esplorato il mondo sotterraneo delle linee metropolitane e quello dei bus, mi sembrava bello decidere personalmente il percorso senza vincoli di tappe e tragitto.
La verità è che mi fa paura la possibilità di perdere l'equilibrio e la presenza delle macchine; più volte mi sono ripromessa di non andarmi a cercare problemi, mi dicevo "vai ai piedi o in macchina anche se la Milano che conosciamo è sempre intasata di traffico e l'uso del motorino ti farebbe gadagnare tanto tempo"
Il ricordo di quei due anni mi è bastato per accettare di stare in coda con pazienza.
Qui, mi sono detta, non sei stressata e non hai orari da rispettare, quindi semmai scendi e prosegui a piedi. Detto fatto.

Ho abbassato il sellino della bici in modo da toccare bene a terra con i piedi e ho provato a fare il giro dell'isolato, sono ripassata da casa e sono ripartita di nuovo spingendomi un pò più in la...bellissimo.Oltre al pensiero di perdere l'equilibrio si è però aggiunto quello di perdere la strada dato che a Tokyo sono segnalati solo i nomi delle grandi arterie e le direzioni dei quartieri, ed è necessario sapersi orientare, in più Tokyo sembra un pò anonima in certe zone e può sembrare tutta uguale.Mi sono organizzata con una piantina dettagliata in caratteri latini,che avevo portato dall'italia e ho deciso la mia prima meta:il parco di Shinjuku gyoen.
Realizzato nei primi anni del 900, questo parco è uno dei più estesi di Tokyo.E' molto particolare perchè comprende oltre al giardino in stile giapponese anche una parte progettata in stile europeo,un giardino alla francese e uno all'inglese. Lo spazio è talmente grande che passeggiare da sola nei tre diversi giardini mi ha fatto sentire proprio in tre luoghi diversi tra loro.
Le differenze sono notevoli e alla zona geometrica europea con i viali alberati le aiuole fiorite e le siepi regolari, si succede una zona molto più irregolare dove piccoli viali di pietra a serpentina ti fanno procedere lungo un percorso che offre spettacoli sempre diversi, come se dietro l'angolo ci fosse sempre una sorpresa per i tuoi occhi...piccoli ruscelli, piccoli ponti ad arco sul lago, carpe giganti e colorate nell'acqua, tartarughe che nuotano pacifiche... poi giri la testa e vedi una parte di bosco che si può attraversare e dopo il boschetto ti ritrovi vicino a una specie di pagoda di legno dove una donna in chimono ti invita ad entrare con un inchino, ( non poi sottrarti, non solo dall'inchinarti, ma anche dall'entrare!) vieni fatta accomodare in una piccola veranda che ti offre un altro spettacolo ancora e con una piccola cerimonia ti viene servito del the verde Mi è parso di essere a una mostra, come se i paesaggi fossero tanti quadri che si succedono in un percorso non rettilineo. Piccole colline, distese pianeggianti tanti alberi e fiori profumati e anche mai visti prima d'ora. Turisti ne ho visti pochi mentre i giapponesi mi hanno mostrato nei loro movimenti molta calma e addirittura qualche giovane coppia si abbracciava senza il solito, eccessivo pudore.
Molti gruppi di giovani sostano su una zona di prato coperta da un telo e mangiano o bevono ridendo tra di loro, ma senza fare troppo baccano, le persone più anziane sostano con sguardo trasognato sulle panchine oppure danno cibo ai pesci. La cultura del giardino zen giapponese è molto particolare;il giardino vuole mettere in contatto l'uomo con la natura.L'uomo può identificarsi con la natura perchè i cicli delle stagioni si ripetono come i cicli della vita, l'acqua è sempre presente come simbolo della vita che scorre e come mare da attraversare con i cambiamenti che la vita chiede, le pietre simboleggiano la durata e le colline rappresentano le montagne come le difficoltà da superare e le vette da raggiungere...L'energia della natura diventa energia per vivere con più consapevolezza.
Se alzi gli occhi al cielo vedi l'azzurro il verde e i corvi e le cornacchie che volano. A Tokyo ci sono tantissime grandi cornacchie nere in ogni quartiere e cantano in modo inconfondibile. Davanti a casa abbiamo scoperto, proprio vicino al nostro balcone, nonostante ci siano gli alberi, che i passeri preferiscono farsi il nido dentro le cassette dei pali della luce, come avessero deciso che una piccola roulotte di ferro è più comoda ma soprattutto più protetta dalle cornacchie. A me fa ridere pensare che anche i passeri a Tokyo debbano sfruttare tutto lo spazio disponibile.
Con Simone concordiamo nel dire ogni volta che gli anziani e i bambini giapponesi sono bellissimi, gli anziani per il loro modo di circolare in libertà e autonomia, per il modo gentile di sorridere e di inchinarsi incontrando il nostro sguardo, per i cappellini che indossano o i carrellini che spingono per farsi sostenere, sempre con le loro borse o borsette e il loro ombrello...i bimbi perchè sono paffuti con i pomelli rossi e con le bocche carnose, anche loro con cappellini colorati da esploratori già a 5-6 anni,con lo zainetto girano attenti da soli per le strade dei quartieri.Ora poi che giro in bici li vedo sempre e capisco che il metrò non fa per loro!
Dopo un pò di giorni di giri in bici mi sono accorta che qui la bici è la vera padrona delle strade e anche dei marciapiedi.Quasi tutti la possiedono anche se la città non è proprio pianeggiante...e dato che la strada con le macchine è spesso evitata, c'è la possibilità di usare il marciapiede come pista ciclabile delimitata a terra da una riga gialla sulla sinistra, puoi anche permetterti di suonare il campanello per chiedere strada, i pedoni si spostano anche perchè sono abituati a vedere anche dietro... e così li superi...non bisogna dimenticare che anche i marciapiedi sono spesso piccoli, in più agli incroci c'è sempre un sali scendi che ti rende comoda la vita!
Una bici però non basta.Bisogna averne due perchè il gioco sia completo!Convinco Simone,pedalando si fanno le gambe e le gambe per fare aikido sono fondamentali.
Allora pronti, si parte per giri decisamente più lunghi e mete sempre più ardue!
In Giappone si possono portare le biclette sui treni oppure noleggiarle per pochi yen quasi in ogni cittadina vicino alla stazione. Allora torniamo nella bella Kamakura sul mare,questa volta pedalando.Qui mangeremo in un locale particolare in cui la cucina è a vista e tre sveglie signore cucinano ramen(specie di spaghettini) saltati con pancetta e verze tagliate fini fini su una piastra bollente.Nel mezzo di ogni tavola c'è una piastra per cuocere a tuo piacere e per mantenere caldi i cibi preparati, come piccole frittate ripiene di verdure....divertimento e goduria!
Nella golden week giapponese ci godiamo anche la città meno congestionata e attraversiamo parchi e santuari e la zona dei grattacieli. Saliamo al 54 piano del palazzo del municipio,ci si tappano le orecchie tanto la salita è rapida e un pò delusi dal locale a vetri guardiamo dall'alto.Mi viene in mente l'Empire a New York, quando ancora camminavo con il bastone e ci avevano fatto passare prima, dato che ero portatrice di handicap, senza fare la fila!In realtà ciò che non mi è piaciuto neanche allora è il fatto di essere chiusa dentro senza poter respirare l'aria fresca.Allora è stata più quella volta che sono salita sulla Madoninina di Milano...tra le guglie, senza vetrate. Salire, però, è sempre emozionante.



Potevano non fermarci? Certo che no.In ogni quartiere esiste un Koban che è un piccolo commissariato di polizia, le guardie sono sempre presenti e una sera dato che non avevo i fari accesi, diciamo che era poco dopo il tramonto, mi hanno fermato e credo mi abbiano chiesto in giapponese da dove veniva la bicicletta. Leggere la piccola targa non gli diceva abbastanza.Sul momento non ci siamo capiti naturalmente così ho dovuto seguire il polizziotto, a sua volta biciclettato, fino al suo Koban.Ho atteso che si consultasse con il suo collega e nonostante io gli abbia fornito tutti i dati in giapponese del mio pradrone di casa, compreso naturalmente il numero di telefono, continuavano a tergiversare, sorridendo ma dicendo in pratica che la piccola targa non dava loro nessuna informazione;quindi ero sospettata di furto"you steal?"dicevano e sorridevano.Per fortuna c'era Simone perchè io che sono notoriamente una bestia in tutte le lingue, non sapevo proprio che to steal volesse dire rubare...Loro comunque sapevano solo quella parola in inglese....Bè li ho cominciato a irritarmi perchè io rubo solo i vasi senza i fiori (l'ho già scritto) e in questo sono davvero molto giapponese. Stavo per alzare la voce, naturalmente in italiano, quando Simone ha deciso di alzare il telefono e chiamare direttamente mr Gennai.Tutto bene, dopo mezz'ora sono stata rilasciata...Ho letto poi sulla guida che basta un sospetto della polizia per essere fermati anche per 48 ore senza nessuna particolare altra ragione.Sì, a Tokyo le biciclette hanno una targa e un regolare propietario, ma non c'è un documento che lo attesti,boh!!Paese che vai...In questo paese però si può lasciare la bici senza lucchetto perchè generalmente nessuno ruba, posso anche lasciare nel cestino la spesa con tranquillità entrando per esempio in un altro negozio o dimenticarmi di mettere il lucchetto la notte...(una notte mi sono dimenticata! in più la bici non è mia!) Sentirsi così liberi e così al sicuro è una bella sensazione e non credo che dipenda completamente dal controllo, è certamente frutto di un'educazione molto civile.





2 commenti:

daniela ha detto...

sono insieme a paola tua sorella e con emozione abbiamo guardato il tuo sito domani me lo leggo con calma bacioni daniela

andrea ha detto...

Che bella la metafora sui giardini giapponesi, l'ho apprezzata molto. Per la bici fai una foto dove il propietario ti consegna le chiavi... Baci