lunedì 23 aprile 2007

arrivo a Tokyo

ARRIVO A TOKYO ! 21 Marzo 2007

Il 21 marzo siamo a Tokyo. Auguri Francesca, sarebbe bello farli anche a Micol.

E’ il solstizio di primavera, festa nazionale, noi ancora non lo sappiamo, ci sembra strano che il Narita Express sia semi vuoto il mercoledì mattina, ma ci fa anche piacere dato che siamo pieni di valige con e senza rotelle, e che muoverci con tanta gente sarebbe stato certamente più scomodo….in ogni caso è scomodissimo…..Dal treno, che è una linea circolare e che serve tutti i centri periferici, passiamo alla linea metropolitana, che percorre tutto il centro della città su 10 linee gestite da due società, dalle 5 del mattino a mezzanotte. Il costo minimo di un viaggio è 170 yen, poco più di un euro. Arriviamo nella zona di Asakusa, dove verrà Stefano, amico di Milano che lavora spesso in giappone per accompagnarci nel residence che ha prenotato per noi. Grazie, sei stato davvero prezioso oltre che simpatico, ma questo lo sapevamo già. Sono un po' frastornata, per fortuna Simone si muove con disinvoltura con la mappa delle linee e continuerà a farlo anche nei giorni successivi dato che io sono poco orientata nello spazio e nel tempo!!

Sul treno mi diverto a guardare la gente, molte sono giovani donne che avendo a disposizione un po' di tempo, si organizzano per la fase “trucco”. Tirano fuori dalla borsetta, inaspettatamente, piccoli asciugamani di spugna, li stendono con grazia sulle ginocchia e cominciano a deporre poco per volta il necessario per il viso, specchietto, crema e fondotinta chiaro, ma la fase più divertente è quella della cura degli occhi. Estraggono colla e ciglia finte che sapranno mettere con precisione nonostante il movimento del treno, questo procedimento richiede almeno 15 minuti, in effetti è una roba da cesello, poi è la volta dell’eyeliner nero e degli ombretti sfumati. Lucidalabbra e controllo finale allo specchio con smorfie e sorrisi per vederne l’effetto, sono completamente a loro agio; poi tutto viene riposto in piccoli astucci mentre io non riesco a togliere loro gli occhi di dosso credendo che il lavoro sia finito, in realtà riprendono passando ai capelli, con pettini e mollette uscite da altre borsettine colorate...un vero e proprio lavoro, ripassatina alle unghie che amano portare lunghe con piccoli motivi floreali incollati sopra lo smalto chiaro fluorescente. Tutto è in ordine, adesso è la volta del cellulare pieno di pendagli di ogni tipo e delle cuffie per la musica; finalmente un po' di relax. Mi accorgo che i cellulari non suonano e che nessuno parla. Scoprirò che in giappone sui mezzi pubblici è severamente vietato l’uso di questo utile ma malefico oggetto. Noto anche che tutti sono molto silenziosi a parte qualche bambino che non è stato ancora severamente castigato, forse, penso io, non ha l’età e qualche suono lo produce senza però ricevere risposta se non occhi attenti e sorrisi di chi lo accompagna. Io comunque ai bambini non so resistere e sorrido senza riserve! Noi sappiamo che dobbiamo preoccuparci di non dare fastidio, che bisogna stare lontano dalle porte se non quando ci si prepara a scendere e che non bisogna urtare nessuno con il corpo, nemmeno per sbaglio, se accade bisogna scusarsi e inchinarsi….io quel giorno, per il sonno, sto poco attenta e Simone mi riprende…(lo farà spesso a ragione procurandomi un certo nervosismo)

In un cambio di treno siamo un po’ impacciati, così si fa avanti un piccolo signore anziano con una piccola moglie e una parente handicappata a carico e ci mostra l’elevator!!Trascina con eccessiva baldanza i nostri bagagli sull’ascensore, cosicché mi ritrovo con loro che parlano in giapponese e sorridono mentre Simone è rimasto fuori sulla banchina…mi aiutano a scaricare, anche la signora che sta in piedi a malapena, mentre ripeto grazie, grazie, va bene così e mi fermo lì…altrimenti mi avrebbero trascinato chissà dove. Se i giapponesi ti prendono in simpatia non ti mollano più, continuano a parlare e a fare gesti, come me del resto!

Finalmente un po' stremati arriviamo a Asakusa-bashi nel quartiere di Asakusa uno dei più antichi di Tokyo, vicino a un tempio buddista che è facilmente identificabile per la grande lanterna di carta che si trova alla porta Kaminarimon. Ci si avvicina al tempio attraverso una strada stretta fiancheggiata da minuscole botteghe che vendono di tutto. Per guardare tutto con attenzione si può solo andare da soli o con una donna!Il quartiere è vivace, noto subito i fiori davanti a tutti i negozi e a tutte le porte, vasetti ovunque, diversi tra loro e raggruppati, coloratissimi . Con Stefano arriviamo subito alla nostra maison, io l’ho chiamata da subito roulotte, piccola stanza con bagno, luminosa e pulita con anche il balcone. A Tokyo è tutto piccolo, lo spazio è oro e non va mai sprecato. Anche in metro è meglio tenere le gambe chiuse e non accavallate perché occupano meno spazio!

Abbiamo fame così ci facciamo portare da Stefano a mangiare i ramen, specie di pasta all’uovo tipo tagliolini in brodo, tipico piatto giapponese, servito in grandi scodelle su dei banchi molto stretti, davanti a un cuoco, che dall’altra parte lavora con le sue padelle e pentolini e i brodi di verdura e carne nei quali verserà i ramen.Con bacchette e cucchiaio cominciamo il gioco, bisogna fare un po' di rumore con la bocca mentre si tirano su i ramen con le bacchette, tutti mangiamo in fila,ognuno sul suo sgabello fisso al pavimento. Il piatto è gustoso, mi soddisfa e il brodo caldo che si beve in ultimo, direttamente dalla tazza o con il cucchiaio, (sempre imitare, mi raccomando) credo sia ottimo anche come lassativo. Per dieci giorni abiteremo in roulottes e ogni giorno accadrà qualcosa di inaspettato e nuovo, anche perché non ci limiteremo ad essere turisti ma dovremo preoccuparci di organizzare i nostri prossimi mesi. Oltre a Stefano a Tokyo c’è anche il nostro maestro di aikido Andrea Re, ospite nella grande suite dell' albergo di Irene, dove lui dice di perdersi ogni volta che rientra da solo!Irene, infatti è spesso a Tokyo per lavoro, parla perfettamente il giapponese e ci porterà a spasso facendoci scoprire una città che lei ben conosce.
Più fortunati di così non si poteva immaginare, anche perché questa situazione di “caldo atterraggio” in un posto sconosciuto e complicato da vivere, non è stata, in verità, organizzata da Milano. Abbiamo mangiato spesso insieme, fatto shopping, gite ai templi, abbiamo riso e imparato qualche parola e regole di comportamento.

Simone non sa resistere e il giorno dopo l’arrivo vuole andare all’hombu dojo, la sua vera ragione per essere arrivati fin qui nella terra del sol levante.
Io naturalmente seguo il suo entusiasmo e lo accompagno. Zaino in spalla arriviamo nel quartiere di Shinjuku con la Oedo-line precisamente alla fermata di Wakamatzu-kawada, per fortuna spesso si trova la scrittura in romaji (alfabeto latino) e te la cavi. Ricordare le parole è per me difficilissimo. Simone ha voglia di praticare subito aikido, il maestro Andrea non arriva e non abbiamo modo di comunicare con lui, così entriamo spaesati perché la lezione sta per cominciare e per l’aikidoca essere in ritardo non va proprio bene. Io lo ammiro per il coraggio di lanciarsi così in un ambiente sconosciuto, gli assicuro un reportage fotografico, ma mi limito ad assistere alla lezione sul bordo del tatami bianco, in ginocchio come si conviene. Simone è già entrato negli spogliatoi e io non so da che parte entrare, allora chiedo a due ragazze gonnate (si dice così perché la gonna lunga e blu che si mette sopra alla giacca e ai pantaloni bianchi, segnala il grado di competenza in aikido, (noi ad esempio non l’abbiamo….)
Loro non capiscono l’inglese, allora aspetto e copio da loro il mio ingresso. Simone invece sbaglia ingresso,i maschi entrano da un’altra parte, ma il suo portamento e il suo vestito candido lo salvano, in più il maestro giapponese non è ancora arrivato.
Entra puntale alle 15.30 non un minuto di più, non uno di meno.
Come il metrò. E sarà sempre così.
In realtà sono abbastanza emozionata, sento l’effetto speciale che mi dà essere in questo luogo, in questa atmosfera così carica di energia e di rispetto, sento che mi è familiare e che mi piace.
So che avrò il tempo per conoscere ogni piano di questo edificio e che avrò il tempo per conoscere nuove persone, che farò lavorare il mio corpo e anche il mio spirito.
Faccio un po' di foto senza flash e un po' di nascosto…in realtà non so neppure se si può. Non si può, ma intanto per due lezioni scatto!
A Tokyo si cammina molto, arriva sera e hai le gambe stanche anche se viaggi sui mezzi veloci, ai cambi di linea devi a volte fare 1 km a piedi per attraversare la stazione, salire e scendere le scale, non sempre con quelle mobili. Nel metrò è buona abitudine per i locali non perdere tempo e dormire. Alcuni si vede che sognano perché le palpebre si muovono, alcuni hanno la bocca aperta, altri più riservati hanno il capo reclinato in avanti, poi, non ho ancora capito come, alla loro fermata come se avessero un timer interno, si alzano e scendono in tempo. Ognuno si veste come vuole non c’è una moda da seguire, solo gli uomini sono generalmente in giacca e pantaloni neri,
24 ore nera e dormono anche loro senza problemi. Se non dormono hanno tra le mani piccoli libri che leggono naturalmente da destra verso sinistra per righe verticali, piene di kanji incomprensibili a noi, altrimenti giocano con il telefonino pieno di pendagli; raramente comunicano o alzano gli occhi. Spesso si vedono donne vestite con il kimono, con le loro borsettine e i loro sandaletti di legno con rigorosa calzina bianca. Penso al mio vestito di carnevale da piccola, quando mia mamma mi aveva cucito un kimono bellissimo con una seta giapponese, che se non ricordo male aveva portato mio zio Carlo, da sempre il viaggiatore di famiglia, con un grande fiocco giallo sulla schiena….
Anche per uscire dal metrò ci vuole il biglietto altrimenti il passaggio automatico non si apre…mica stupida l’idea…c’è un controllore anche lì.
Anche se non mi piace tanto viaggiare sotto terra mi piace in generale molto stare nelle stazioni e sui mezzi pubblici e osservare le persone e conto di imparare presto ad usare i bus!
Credo sia un buon modo per fotografare lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente e i suoi problemi
E’ un’umanità che si muove ordinata, i mezzi pubblici a Tokyo sono un esempio di un’efficiente amministrazione pubblica, tutti in uniforme:gli studenti, i bigliettai, il capotreno con l’occhio sempre sull’orologio e la lampada in mano per dare il via.

Libera dalla routine di tutti i giorni, senza alcun dovere tranne quello con la mia coscienza, la mente un po’ si acquieta, riaffiorano pensieri piacevoli, inutili e al fondo un grande senso di curiosità, libertà e gioia.

Nella settimana in cui c’è il maestro Andrea andiamo anche in gita a Kashima a nord di Tokyo e a visitare Kamakura, località sul mare a sud di Tokyo, dove vive il maestro di Katori Shinto Ryu (spada giapponese) Hatakeyama …………….che poi è il maestro di Andrea. Lo seguiremo tutto il giorno e anche il giorno dopo…..sarà una sfacchinata ma assolutamente interessante. Il primo appuntamento salta…non ci facciamo trovare alle 8.30 sull’ultimo vagone del treno come d’accordo,abbiamo 5 minuti di ritardo, sgomenti,soprattutto Andrea; Hatakeyama, non vedendoci puntuali, prosegue. Noi lo seguiamo con il treno successivo e Irene lo vedrà poi per caso da una vetrina di un ristorantino! Andrea è visibilmente contento e subito, veloce come una lepre, lo acchiappa!
E’ un uomo che ha più di sett’anni e ancora insegna questa antica disciplina. Da buon giapponesese, molto determinato, ci accompagna per visitare i templi le strade della cittadina, decidendo sempre lui il ritmo e le soste e anche cosa eventualmente consumare…Se esprimiamo il desiderio di fermarci ad osservare qualcosa lui dice “apresapres” e prosegue imperterrito. Vuole a tutti i costi parlare in francese e in italiano(che conosce poco) quasi niente in giapponese, nonostante ci sia Irene che potrebbe facilmente fargli da interprete, ma lui è un tipo particolare!

Negli splendidi giardini intorno ai templi ci fa notare l’attenzione per cura della natura, quasi che il mondo naturale e divino fossero la stessa cosa; per noi occidentali Dio crea la natura, per il mondo asiatico Dio e natura sono la stessa cosa e quindi l’uomo cura la natura perché la natura è divina. Persino la loro scrittura fatta di immagini, come per i cinesi, viene dalla natura e non da una astratta convenzione come i nostri alfabeti. In qualsiasi lingua europea basterebbe mettersi d’accordo che la parola usata per “sole” da domani vuole dire “luna”. In giapponese, come in cinese, l’uso del carattere lo rende impossibile.
All’ingresso dei templi ci insegna a distinguere il tempio scintoista da quello buddista, dato che i grandi guardiani ai lati delle porte in un caso sono armati e nell’altro no, poi ci mostra come purificarsi le mani e la bocca con l’acqua del pozzo e con l’uso di mestoli.
In Kamakura di templi ce ne sono 83…ne vediamo tre, compreso quello del grande buddha di bronzo alto ben 13 metri.
In questi luoghi, che una volta erano dei monasteri, venivano ospitati dei maestri di spada,che si ritiravano e avevano tempo 1000 giorni per coltivare l’illuminazione su quest'arte, trascorso questo periodo, potevano restare o essere mandati via…dipendeva dall'aver trovato o meno questa verità...

Simone resta un po’ deluso dal fatto che all’interno di queste zone sacre esistano aree per mangiare e comprare souvenir, non gli piace che questi luoghi siano snaturati, così un po’ si isola e si perde, ma noi lo ritroviamo sempre.

Quando Andrea, Irene, e Stefano saranno ripartiti per l'Italia, mancano pochi giorni, ci ritroveremo da soli e inizierà per noi la vera avventura

5 commenti:

Nicoletta ha detto...

Ciao Rox
sei bellissima e lo sono anche le foto che hai inviato.
Qua tutto bene, con alti e bassi...
Dacci ancora tue notizie e foto..
Un abbraccio forte...Nik

barbara ha detto...

Ross che emozione.....grazie al tuo reportage sto imparando un sacco di cose sulla terra e il popolo che più mi incuriosisce al mondo! Alla prossima tappa....

enza ha detto...

Ciao Rox
bello l'appuntamento con te del lunedì. Mi siedo, accendo il computer una sigaretta ed eccomi in viaggio!
un baciooone
enza

Lisa ha detto...

Carissima Ro,
Ti scrivero' con piu' calma ma sappi che sto leggendo con molto piacere le tue avventure in Oriente. I love that you are travelling and seing the world!!!!
Sei una scrittrice dotatissima e il blog e' un modo fantastico per tenerci al corrente delle tue avventure.
Alessia Micol e' uno spasso...ti inviero' fotografie recenti..nel frattempo TANTI, TANTI auguri di Buon Compleanno...Hai scelto il modo perfetto per passare questo periodo. Ti voglio tanto bene!!!
Your cousin, also a world traveller

andrea ha detto...

Ciao Rossana
hai fatto una bellissima descrizione delle nostre avventure.
Ora che il M°Hatakeyama è partito da Milano, vi sto leggendo entrambi. Fate prolungare la mia permanenza in giappone a distanza. A presto, Andrea